sono sempre stato convinto del fatto che tutti i gay dovrebbero amarmi. Indiscriminatamente.
Se non altro perchè TUTTI i gay che conosco si lamentano sempre di quanto siano checche gli altri gay, e di quanto vorrebbero, in realtà, un ragazzo rude, maschile, che non si preoccupa di moda o di trucchi o di parrucchi. Ecco. Queste FALSE TESTIMONIANZE hanno maturato in me queste infondate convinzioni, invece non è così, sono tipo BALTO in mezzo ai lupi. Nuon è cane, nuon è luuupo sa solo quiello che nuon è, capito come? In realtà se ad un gay parli di qualsiasi cosa che non comprenda il rosa, i glitter o lady gaga fiuta la tua debolezza, e dopo il branco ti assale e ti sbrana. Ok, tutta questa menata in realtà scaturisce da una cosa che vabè, ormai che siamo qua ve la dico: come ogni anno mi sono impegnato per scovare un costume di carnevale degno della mia illuminata intelligenza, e come ogni anno mi sono reso conto che è il costume meno gay della storia, dato che non implica nudità o zoccolaggine, per cui mi preparo alle solite battutine a all'essere cacciato fuori dal branco.
Uffa.
lunedì 28 febbraio 2011
sabato 26 febbraio 2011
venerdì 25 febbraio 2011
mercoledì 2 febbraio 2011
martedì 1 febbraio 2011
della noia e dei torelli.
da un paio di settimane a questa parte ho abbandonato le acque sicure e tranquille della palestra per buttarmi in un nuovo lavoro: il barista nei fine-settimana, cambiamento dettato perlopiù dalla voglia di seguire il mio sogno adolescenziale di diventare un fumettista fallito.
Voi direte: "beh cambi lavoro, cambi target, lavori con persone più giovani, magari ti diverti!"
Io rispondo: "seee."
Cambia la gente, cambia l'ambiente ma il Q.I. rimane lo stesso, per cui si passa da "come faccio a passare per il tornello?" a "come faccio a bere questo torello?"
Ma andiamo per gradi, una cosa insopportabile in ogni tipo di lavoro è il "sotuttoio", ovvero quel cliente che cerca sempre di insegnarti a fare il tuo lavoro e che in genere non sa un cazzo di niente, ma è convinto di detenere la conoscenza suprema del mondo:
"aspetta! come me lo stai facendo quel long island? Ci vogliono sei bianchi!"
"eh, bum! Sei bianchi? e cosa mi invento di metterci?"
"sì, sì, zio! sei bianchi, sono sicurissimo!
"occhèi, occhèi... (ci sbatto dentro altri 2 alcolici a caso, tanto per farlo tacere)"
"mh, e il tè non ce lo metti?"
"il tè no, dai. Puoi arrivarci anche tu che non si chiama long island iced tea perchè c'è il tè."
"Tu non me la racconti giusta..."(e si allontana facendomi cenno di "ti tengo d'occhio").
oppure c'è il "bevitore incallito", ovvero quel cliente che vuole farti capire che è uno che se ne intende di cocktail perchè ne beve tantissimi e tutti molto pesanti (nonsense, tutti gli intenditori di cocktail che conosco io sono persone a cui non piace spaccarsi d'alcool) e in genere hanno 17 anni e non hanno ancora superato la quinta elementare. Inutile dire che i "cocktail" preferiti di 'sti qua non sono altro che brodaglia dolcissima mischiata con altra robaccia tipo red-bull.
"mi fai un bicchiere di vodka alla menta?"
gli servo un bicchierone ricolmo di vodka alla menta e ghiaccio, lui ne assaggia un sorso, ci pensa un po' su poi mi fa:
"mi ci aggiungi un po' di vodka che non si sente?"
"è vodka alla menta..."
"eh, appunto!"
"Dimmi, quale parte non ti è chiara di vodka-alla-menta? forse ALLA?
"eeeh non mi freghi, non bevo mica da ieri."
prendo la bottiglia di vodka alla menta, con su scritto "vodka alla menta" e gliela metto sotto il naso, lui fa una smorfia, fa il giro del bancone e va a farsi rifare il drink da un'altro barista.
E questa è solo la punta dell'iceberg, non sto neanche a dirvi quanti me ne capitano per serata, di quelli "mi aggiungi un po' di questo", "dai fammi un'aggiuntina", "mi è caduto il drink me lo rifai?" e il mio preferito "fammelo pesotto".
"mi faresti un peschito? Ma fammelo PESOTTO, eh!"
Tenendo conto che il peschito non è altro che vodka alla pesca e lemonsoda, mi sembra del tutto superfluo chiedermelo "pesotto", date che è praticamente impossibile ubriacarsi bevendo solo quello.
oppure "ma cosa devo fare perchè tu mi faccia da bere gratis?" (immaginatevelo detto da una figa straccia con aria da gatta morta)
io (con aria suadente) "lo scontrino alla cassa..."
e concludo col peggiore di tutti: lo spogliarellista della serata gay, un ragazzotto pompato in palestra completely depilato, che pare un paraspifferi, con una serie di moine occhiolino-sorrisetto-mossettina-con-la-mano preimpostate da goduto veramente pietose. Mi chiede una bottiglietta d'acqua (lui OVVIAMENTE in mutande), gli allungo la bottiglietta al volo e lui mi fa tutto sto balletto sopracitato: "grazieeeh" mentre sgambetta puntando gli indici a mo' di pistola, dovrei mimarvelo, davvero.
risposta mia: "pregooooh" con la faccia impassibile e i pollici sollevati.
Voi direte: "beh cambi lavoro, cambi target, lavori con persone più giovani, magari ti diverti!"
Io rispondo: "seee."
Cambia la gente, cambia l'ambiente ma il Q.I. rimane lo stesso, per cui si passa da "come faccio a passare per il tornello?" a "come faccio a bere questo torello?"
Ma andiamo per gradi, una cosa insopportabile in ogni tipo di lavoro è il "sotuttoio", ovvero quel cliente che cerca sempre di insegnarti a fare il tuo lavoro e che in genere non sa un cazzo di niente, ma è convinto di detenere la conoscenza suprema del mondo:
"aspetta! come me lo stai facendo quel long island? Ci vogliono sei bianchi!"
"eh, bum! Sei bianchi? e cosa mi invento di metterci?"
"sì, sì, zio! sei bianchi, sono sicurissimo!
"occhèi, occhèi... (ci sbatto dentro altri 2 alcolici a caso, tanto per farlo tacere)"
"mh, e il tè non ce lo metti?"
"il tè no, dai. Puoi arrivarci anche tu che non si chiama long island iced tea perchè c'è il tè."
"Tu non me la racconti giusta..."(e si allontana facendomi cenno di "ti tengo d'occhio").
oppure c'è il "bevitore incallito", ovvero quel cliente che vuole farti capire che è uno che se ne intende di cocktail perchè ne beve tantissimi e tutti molto pesanti (nonsense, tutti gli intenditori di cocktail che conosco io sono persone a cui non piace spaccarsi d'alcool) e in genere hanno 17 anni e non hanno ancora superato la quinta elementare. Inutile dire che i "cocktail" preferiti di 'sti qua non sono altro che brodaglia dolcissima mischiata con altra robaccia tipo red-bull.
"mi fai un bicchiere di vodka alla menta?"
gli servo un bicchierone ricolmo di vodka alla menta e ghiaccio, lui ne assaggia un sorso, ci pensa un po' su poi mi fa:
"mi ci aggiungi un po' di vodka che non si sente?"
"è vodka alla menta..."
"eh, appunto!"
"Dimmi, quale parte non ti è chiara di vodka-alla-menta? forse ALLA?
"eeeh non mi freghi, non bevo mica da ieri."
prendo la bottiglia di vodka alla menta, con su scritto "vodka alla menta" e gliela metto sotto il naso, lui fa una smorfia, fa il giro del bancone e va a farsi rifare il drink da un'altro barista.
E questa è solo la punta dell'iceberg, non sto neanche a dirvi quanti me ne capitano per serata, di quelli "mi aggiungi un po' di questo", "dai fammi un'aggiuntina", "mi è caduto il drink me lo rifai?" e il mio preferito "fammelo pesotto".
"mi faresti un peschito? Ma fammelo PESOTTO, eh!"
Tenendo conto che il peschito non è altro che vodka alla pesca e lemonsoda, mi sembra del tutto superfluo chiedermelo "pesotto", date che è praticamente impossibile ubriacarsi bevendo solo quello.
oppure "ma cosa devo fare perchè tu mi faccia da bere gratis?" (immaginatevelo detto da una figa straccia con aria da gatta morta)
io (con aria suadente) "lo scontrino alla cassa..."
e concludo col peggiore di tutti: lo spogliarellista della serata gay, un ragazzotto pompato in palestra completely depilato, che pare un paraspifferi, con una serie di moine occhiolino-sorrisetto-mossettina-con-la-mano preimpostate da goduto veramente pietose. Mi chiede una bottiglietta d'acqua (lui OVVIAMENTE in mutande), gli allungo la bottiglietta al volo e lui mi fa tutto sto balletto sopracitato: "grazieeeh" mentre sgambetta puntando gli indici a mo' di pistola, dovrei mimarvelo, davvero.
risposta mia: "pregooooh" con la faccia impassibile e i pollici sollevati.
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